PRIMA PUNTATA
Anche la Nazionale italiana ha avuto il suo gruppo ultras: è nato nel 2000, e si caratterizzava per uno spiccato orientamento neofascista. Da qualche anno, però, sembra essere scomparso.
Nel luglio 2000, in Belgio e Olanda, gli Europei di calcio erano finiti da poco, con la sconfortante vittoria della Francia sull'Italia ai tempi supplementari e praticamente nessuno scontro tra tifoserie né episodi di cronaca da riportare.
Qualche giorno dopo a Verona, in gran segreto, alcuni membri della curva dell'Hellas di ritorno dall'esperienza europea si sono riuniti insieme ad alcuni ultras della Triestina, dell'Udinese, del Treviso, gli Irriducibili della Lazio, dei componenti del tifo organizzato della Roma e altri gruppi sparsi per la penisola.
Ad accomunarli soltanto due cose: l'orientamento politico, dichiaratamente di estrema destra, e l'intenzione di formare un cartello delle tifoserie neofasciste a supporto della Nazionale italiana sotto il nome di "Ultras Italia".
L'idea era quella di rifarsi ai movimenti hooligans nord europei degli anni Settanta e Ottanta, tramite una confederazione di gruppi ultras che avrebbero di fatto accompagnato la Nazionale come fosse una squadra di club.
Supportato da una simbologia ben definita, l'obiettivo - come messo nero su bianco dalla procura di Livorno - era infiltrarsi nelle tifoserie apolitiche, utilizzare la nazionale come 'bandiera' e propagandare odio e ideologie neofasciste.
Spiccata era infatti - come riferiva l'intelligence italiana, riporatata da testate come il Manifesto - "la tendenza a svolgere attività di proselitismo politico all'interno degli stadi soprattutto da parte del gruppo 'Tradizione e Distinzione', attraverso la 'fanzina' intitolata 'Black Shirt (Camicia Nera)' con contenuti non soltanto sportivi ma anche politici." Un fenomeno che Gianni Calesini, esperto di estremismo politico in Italia, definiva "più forte e più marcato" che mai.
Sempre attorno al 2000, qualche mese prima di Ultras Italia, un esperimento analogo era stato portato avanti su iniziativa di un gruppo di Salerno dalla federazione dei gruppi "Viking d'Italia" - composto da un gruppo di tifoserie di estrema destra sparse per la penisola - ai quali aderirono i Viking Inter, Viking Lazio, Viking Matera, Viking L'Aquila, Viking Salernitana, Viking Torino, Viking Viterbese, Viking Ravenna, Viking Fortitudo Basket Bologna e persino Orgullo Vikingo Real Madrid dalla Spagna.
Si distinsero soprattutto per le schermaglie contro tifoserie locali, come quelle di sinistra del Livorno e del Perugia, nonostante si fregiassero del motto "Oltre le città, uniti per l'Italia." L'esperimento non durò molto per scarsa adesione e contrasti interni.
Riconoscere Ultras Italia, durante le partite della Nazionale negli anni duemila, invece non era per niente difficile: bastava guardare sugli spalti, e se non si trovavano riferimenti all'italianità o a gruppi skinhead, li si poteva subito inquadrare dietro. striscioni tricolore vergati dai nomi delle città dai quali questi gruppi provenivano - tutte caratterizzate da squadre con tifoserie neofasciste - e dall'uso inequivocabile del cosiddetto "fasciofont" — il carattere grafico tipicamente utilizzato dai movimenti di destra.