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STORIA DEL MOVIMENTO ULTRAS IN ITALIA
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Nel maggio 1985 Juventus e Liverpool si contendono la Coppa dei Campioni nella finale di Bruxelles.
E’ un periodo in cui gli hooligans inglesi fanno molto parlare di se, e l’Uefa ha la bella idea di scegliere come sede della finale lo stadio “Heysel”, che tutto è tranne un’impianto in cui siano anche lontanamente rispettate le più elementari norme di sicurezza.

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Gli ultrà della Roma invece sono molto più propensi al vandalismo gratuito (furtarelli e danneggiamenti vari) che non allo scontro vero e proprio, ma in qualche maniera sono un punto di riferimento anche loro: per il tifo innanzitutto, ineguagliabile sotto tutti i punti di vista; e per la capacità di muoversi in massa ovunque e terrorizzare (quando anche non mettere a ferro e fuoco) intere città. Il loro atteggiamento “zingaresco” darà origine ad incidenti gravissimi con i tifosi fiorentini nel 1983, in seguito ai quali diversi arresti colpiranno esponenti di spicco della Curva Fiesole, decretando di fatto lo scioglimento del gruppo storico degli “Ultras”.

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Gli anni ’70 si chiudono con una tragedia: il 28 ottobre 1979, pochi minuti prima del derby fra Roma e Lazio, un razzo sparato dalla curva giallorosa colpisce in pieno volto Vincenzo Paparelli, tifoso laziale appostato in Curva Nord, uccidendolo. L’intera giornata sarà funestata da gravi incidenti: nella stessa domenica scontri fra opposte tifoserie anche prima, durante e dopo Ascoli-Bologna e Brescia-Como.

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Uno degli “sport” preferiti dell’epoca è quello di invadere la curva degli avversari, occupandone il territorio e strappandone gli striscioni; riadattamento di una tradizione molto in voga in Gran Bretagna in quel periodo fra i gruppi di hooligan, il “Take the end”, che consisteva nel mischiarsi ai tifosi avversari per poi colpirli a tradimento e conquistarne la curva